Tak for Kaffe e altri strani modi di dire in danese

Modi di dire in danese

4 MODI DI DIRE IN DANESE PARTICOLARMENTE DIVERTENTI

Ogni lingua ha le sue stranezze e delle espressioni a volte strane derivate dalla vita popolare. Ma i modi di dire in danese si classificano senza dubbio tra quelli più divertenti. E quelli maggiormente privi di senso.

Da ringraziamenti per bevande che non abbiamo offerto, fino a bovini abbandonati sul ghiaccio, ecco alcune delle espressioni danesi più interessanti.

Strani modi di dire in danese:

TAK FOR KAFFE! – MA IO NON HO OFFERTO ALCUN CAFFÈ

Tra le espressioni che lascia più basiti gli stranieri in Danimarca che cercano di approcciarsi al danese c’è sicuramente “Tak for kaffe”. Un’espressione che, però, indica tutt’altro che un ringraziamento.

Letteralmente, però, chi lo interpreta come tale non fa male, visto che significa “grazie per (il) caffè”. Ma raramente sentirete un danese esclamare Tak for kaffe dopo aver bevuto la sua bevanda calda preferita, a meno che non si tratti di un caffè troppo costoso anche per gli standard della Danimarca.

Tak for kaffe, infatti, è un’espressione esclamativa usata per esprimere una grande sorpresa, spesso in senso negativo, o anche da chi ammira qualcosa che non si può permettere. Per esempio, se vedete un danese che usa questa espressione per aver pagato un caffè 15 € o dopo che gli passa di fianco una Ferrari, indica appunto un disappunto, o un’esclamazione per il prezzo troppo elevato o per quello che dovrebbe costare (il caffè) o per le sue finanze.

Per comprendere meglio, è simile all’espressione italiana “Alla faccia!”, che ugualmente non ha senso letterale.

DER ER INGEN KO PÅ ISEN

Sempre meno diffuso, ma comunque ancora presente è il detto Der er ingen ko på isen, che letteralmente significa “Non ci sono mucche sul ghiaccio”. Anche in questo caso, non riguarda davvero la presenza di bovini su un lago ghiacciato.

Il senso figurato è quello di “non c’è nulla di cui preoccuparsi”. Questo perché, non essendoci degli animali pesanti come i bovini, il ghiaccio non rischia di rompersi e, quindi, si può stare tranquilli. Anche in questo caso si può provare a trovare una similitudine italiana con “Siamo in una botte di ferro”, con la differenza che in danese il tono non è (quasi) mai ironico.

HVAFFORNOGET?

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No, non è un insulto né la versione danese di una delle parole di sfogo più amate dagli italiani. Questa espressione riassume la frase scritta “Hva’ er det for noget”, che si può tradurre letteralmente come “Che roba è questa?”.

In realtà, però, Hvaffornoget indica un’altra espressione di sorpresa, stavolta in senso positivo, stavolta traducibile come “Cosa?!”, “Stai dicendo sul serio?”. Ad esempio, la reazione di un uomo a cui viene detto che insieme alla compagna avrà un bambino, o quella dei tuoi genitori quando gli comunichi che ti laureerai con 110 e lode.

Hvaffornoget?!

DET VAR HYGGELIGT!

Modi di dire in danese

Questa espressione coinvolge la parola Hygge/Hyggeligt a cui abbiamo già dedicato un articolo vista la sua particolarità e versatilità. “Det var hyggeligt” si può usare per dire “È stato bello!” dopo una serata in piacevole compagnia, come una birra con amici cari, o un primo appuntamento finito bene. Ma soprattutto è usato come modo più educato ed educato per salutarsi dopo una giornata piacevole, cioè per dire “Grazie per la bella giornata”, o semplicemente “Alla prossima!”.

Anche se oggi molto meno, inoltre, Det var hyggeligt può avere un significato ironico. Per esempio, se chiedi a un tuo amico danese come è andato il suo colloquio di lavoro, non dovresti stupirti nel sentirlo rispondere con “Det var rigtig hyggeligt”, che noi potremmo tradurre come “Ah guarda, benissimo”. 

Un modo ironico per dire che il colloquio non è andato bene, e che con ogni probabilità non otterremo quel posto di lavoro.
modi di dire in danese
Ecco un altro esempio di un modo di dire in danese, illustrato dal nostro artista Michele Carminati. Il vichingo Valgard ha interpretato questa comune espressione idiomatica in modo letterale.

Articolo in collaborazione con

Robin Mørensson,
founder @ NØGLEN

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