The Northman di Robert Eggers ha iniziato a far parlare di sé ancor prima di uscire nelle sale, un po’ perché i Vichinghi suscitano sempre un certo grado di interesse, in particolare in questi ultimi anni, e un po’ perché tutti si chiedevano cosa un regista cupo e visionario, con la fama di perfezionista, avrebbe potuto trarre da un argomento tanto complesso.
Sicuramente Eggers si allontana dagli stereotipi. Fa una scelta coraggiosa, proponendo un film difficile, a tratti forte da sostenere emotivamente, in cui ricostruzioni storiche dall’attenzione ai dettagli quasi ossessiva si alternano a fasi che, seguendo l’indole del regista, si propongono di esplorare gli aspetti magico – sacrali della cultura del tempo… aspetti che sicuramente esistevano, ma di cui sappiamo poco (o nulla) in termini pratici.
Era questa la sfida principale da affrontare e le soluzioni proposte da Eggers possono piacere o meno a seconda dei gusti personali, ma di certo sono frutto di analisi, studio e confronto con consulenti storici del calibro di Neil Price (la cui mano è evidente in continuazione). Nulla è affidato al caso. Nulla mira a suscitare facili consensi nel pubblico.
La trama dovrebbe essere nota ai più: re Aurvandill al ritorno da una spedizione viene ucciso in una congiura ordita dal fratello, desideroso di impossessarsi del regno, mentre il giovane principe Amleth riesce a fuggire giurando di vendicare il padre e liberare la madre, che crede prigioniera dello zio, quando in realtà ne aveva armato la mano. Anni dopo si presenterà l’occasione per pianificare la vendetta.

Resto fedele alla mia promessa di evitare spoiler, ma la scelta di accostare alla locandina il dettaglio di una delle matrici di Torslunda non è casuale.

Dettaglio della matrice di Torslunda, Wikipedia P.D. Knut Stjerna (1874–1909) - Knut Stjerna, "Hjälmar och svärd i Beovulf" (1903).