SCANDINAVISMO E NORDISMO: ALLE ORIGINI DELLA COOPERAZIONE NORDICA
Nato nel XIX secolo, lo Scandinavismo ha rappresentato un movimento pan-nazionale che mirava a rafforzare i legami tra i popoli di Danimarca, Svezia e Norvegia. Sebbene le opinioni riguardo a questo movimento fossero diverse sia all’interno dei singoli paesi che tra di essi, la sua eredità è significativa per la costruzione dell’identità nordica moderna. Questo perché ha portato a un primo tentativo di unione monetaria con la corona nordica (un secolo prima dell’euro!), poi fallita per diverse cause, tra cui la prima guerra mondiale, e distinta nelle corone danesi, svedesi, norvegesi e islandesi. E poi, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, al Consiglio Nordico.
Scandinavismo:
L’ASCESA DEL NAZIONALISMO E DEL PAN-NAZIONALISMO
Il nazionalismo nel XIX secolo riguarda tutti i Paesi europei: è ciò che nel corso di tutto l’Ottocento, basandoti sul principio di affermazione dei popoli, ha portato alla nascita degli Stati nazionali e all’indipendenza o unificazione di Grecia, Italia, Germania, all’Austria-Ungheria e, estendendosi al primo Novecento, alla Norvegia e Finlandia moderne.
Ma in Scandinavia in particolare, il nazionalismo ha avuto connotati leggermente diverse. Durante gli anni 1840, mentre in Germania e in Italia si lavorava per unificare le rispettive popolazioni linguistiche, il Scandinavismo si fondava sul desiderio di unire i paesi scandinavi attraverso una comune eredità culturale e linguistica, dopo secoli di divisione e di contrasti soprattutto tra Danimarca e Svezia, e con solo l’Unione di Kalmar come unico esempio di unione, seppur con baricentro nettamente danese.
Tuttavia, la visione politica di un’unione scandinava era più controversa. Molti sostenitori del movimento, soprattutto in Danimarca e Svezia, speravano in una sorta di confederazione o alleanza militare tra le nazioni scandinave. Anche se un “Regno di Scandinavia” non si materializzò mai, l’impatto del Scandinavismo fu comunque profondo.
La percezione di minacce esterne, principalmente dalla Prussia e dalla Russia, spinse Danimarca, Svezia e Norvegia a considerare l’idea di una collaborazione più stretta. Molti sostenitori del Scandinavismo credevano che i piccoli stati nordici avrebbero dovuto unirsi per sopravvivere in un’Europa dominata dalle grandi potenze. Tuttavia, in Norvegia, il sostegno per il movimento era più debole a causa delle relazioni difficili con Svezia e Danimarca, così come del desiderio di costruire una propria identità nazionale secondo molti persa a causa della dominazione danese.
Læs dansk med os!
Opiskele suomea kanssamme!
Lærðu íslensku með okkur!
Lær norsk med oss!
Läs svenska med oss!
Studia con noi!
LA CRISI DELLO SCHLESWIG E LA FINE DEL SCANDINAVISMO POLITICO
DAL SCANDINAVISMO AL NORDISMO
Nonostante la sua morte apparente sul piano politico, il movimento Scandinavista continuò a vivere attraverso una crescente cooperazione culturale e professionale. L’idea di legami più stretti tra i Paesi nordici, basata sulla loro storia e cultura comuni, contribuì a gettare le basi per una nuova forma di cooperazione nordica. Dal 1839, con l’inizio delle riunioni tra scienziati naturali, fino all’organizzazione di incontri studenteschi, economici e culturali, lo Scandinavismo dimostrò la sua resilienza.
Alla fine del XIX secolo, il Scandinavismo conobbe una nuova fase di popolarità, specialmente in risposta alle pressioni esterne come la russificazione della Finlandia e la tensione crescente tra Norvegia e Svezia. Questo periodo vide una transizione dal Scandinavismo verso il “Nordismo”, una forma di cooperazione più pratica e culturale tra i Paesi nordici, basata sul rispetto delle rispettive sovranità nazionali.
Da qui, la nascita del Consiglio Nordico, organizzazione sovranazionale per la cooperazione tra paesi nordici, che nel tempo si è evoluta allargandosi a rappresentare tutti i popoli nordici, compresi faroesi e groenlandesi, e a garantire maggiore integrazione tra di loro, ad esempio eliminando molti processi burocratici tra i cittadini nordici che si trasferiscono in uno degli Stati membri fino ad, appunto, la creazione di una forza militare coesa. Al pari dell’Ottocento, con il crescere delle tensioni nell’Artico, l’idea è quella di garantire la sopravvivenza dei piccoli Stati nordici in un contesto dominato da superpotenze giganti come USA, Cina e Russia.