10 curiosità sulla lingua danese

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10 CURIOSITÀ SULLA LINGUA DANESE

La lingua danese può sembrare lontana e ostica, ma in realtà ha un sapore antico, affascinante ed è piena di curiosità e dettagli che la rendono una lingua unica, a partire dalla sua lunga storia.

Se sei ancora indeciso se studiarla, ti diciamo 10 divertenti curiosità sulla lingua danese che, forse, non conoscevi e che potrebbero farti innamorare!

QUESTIONE DI MUTUA INTELLIGIBILITÀ

Chi parla danese in maniera fluente o madrelingua ha un vantaggio: può comprendere anche il norvegese e lo svedese. Questo perché le tre lingue sono mutuamente intelligibili, il che significa che i parlanti di ciascuna di esse possono capire l’una dell’altra. Imparare il danese è quasi come imparare tre lingue in una.

CI TIENE ALLE RADICI

La lingua danese fa parte della famiglia delle lingue germaniche settentrionali, insieme alle lingue norvegese, svedese, islandese e færøysk (faroese). Queste lingue hanno una radice comune e sono strettamente correlate tra loro. Per questo motivo, i parlanti di queste lingue possono facilmente comunicare tra loro e imparano abbastanza in fretta i rispettivi idiomi.

NON SOLO DANIMARCA

Anche se il danese è principalmente parlato in Danimarca, è la lingua madre di circa il 20% della popolazione della Groenlandia, dove ha lo status di lingua ufficiale insieme al groenlandese. Questo vale anche per le isole Faroe (Fær Øer), dove è idioma ufficiale insieme al faroese. Sia l’arcipelago che la gigantesca isola artica, infatti, sono parte del Kongeriget Danmark, il Regno di Danimarca.

Ma è lingua ufficiale anche nel land tedesco dello Schleswig-Holstein, che confina con la Danimarca, visto che a lungo nella storia è stato parte del reame scandinavo. Inoltre, pur non essendo lingua ufficiale, il danese è molto parlato anche in Islanda, colonia danese fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale; e in alcune città della Scania, regione autonoma svedese parte della Danimarca fino al XVII secolo.

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SI DISTINGUE NELLE VOCALI

Anche se usa l’alfabeto romano, come l’italiano, il danese ha tre vocali in più rispetto a quest’ultimo, per un totale di nove.

Le tre lettere aggiuntive sono Æ, Ø e Å, che possono essere pronunciate in ben sedici modi diversi.

NON LE PIACE LA FORMALITÀ

I danesi non amano molto le rigide formalità, e tendono a mantenere un atteggiamento rilassato anche in contesti come l’università e il lavoro.

Questo mood si riflette anche nella lingua danese: infatti, esiste un modo più formale nel parlato, come il “Lei” italiano, ma è raramente usato. Esiste una distinzione tra il modo informale e quello educato di rivolgersi a qualcuno. “Du” è l’informale, mentre “De” è quello educato. Tuttavia, “De” è raramente usato nel linguaggio moderno e si trova principalmente nelle forme scritte o nelle lettere formali.

AMANTE DELLE COMPOSIZIONI

Da buona lingua germanica, il danese, come il tedesco o l’olandese, fa un ampio uso della composizione, che consiste nel unire più parole per crearne di nuove. Ad esempio, “Langtidsplanlægge” è una parola composta che deriva da “lang” (lungo), “tid” (tempo) e “planlægge” (pianificare). Per questa caratteristica, esiste un’infinita quantità di possibili parole danesi.

ATTENTO A COME PARLI

Il danese ha una caratteristica fonologica interessante chiamata stød, che può suonare come un piccolo singhiozzo o come un cigolio nella voce. Questo è notoriamente difficile da imparare per i non nativi, ma è importante: lo stød è l’unica differenza tra la pronuncia delle parole “bønner” (fagioli) e “bønder” (contadini), e quindi parlare in modo sbagliato può creare equivoci più o meno divertenti.

INFLUENCER INFLUENZATA

Chi studia danese nota fin da subito non poche somiglianze tra la grammatica di questa lingua scandinava e quella inglese. Ciò si deve non solo perché sono entrambi idiomi germanici, ma anche perché nel periodo di dominazione britannica, i danesi hanno inevitabilmente influenzato i britannici.

Negli ultimi decenni, invece, è avvenuto il contrario, ovvero la lingua danese è stata fortemente influenzata dalla lingua inglese. Ciò è dovuto al crescente uso dell’inglese come lingua internazionale, in particolare nell’ambito degli affari e della tecnologia.

FIGLIA DI ANDERSEN E KIERKEGAARD

Il danese moderno, così come è parlato e scritto oggi, molto deve a grandi artisti noti a livello internazionale, come Hans Christian Andersen, Søren Kierkegaard ma anche il drammaturgo norvegese Henrik Ibsen, che scriveva in danese.

Loro sono la punta di diamante del processo iniziato nel XVIII secolo e volto ad elevare stilisticamente e culturalmente l’idioma dei dani, utilizzato come simbolo dell’identità della Danimarca dopo la perdita di importanti territori in Svezia e in Germania.

IN CONTINUA EVOLUZIONE

La lettera “å” non esisteva nel danese scritto fino al 1948: prima di allora veniva scritta come una “aa” doppia.

Tuttavia, oggi “å” non ha completamente sostituito “aa” e alcune città come Aalborg, Aarhus e Nørre-Aaby continuano a prediligere la vecchia forma.

Articolo in collaborazione con

Robin Mørensson,
founder @ NØGLEN

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