Si narra che gli dèi costruirono quale propria dimora Ásgarđr, il recinto degli Asi, e che in Ásgarđr fu eretto il tempio Galđsheimr, la dimora della gioia, interamente in oro, dove sono collocati gli scranni degli dèi supremi e il trono di Odino, cui il tempio appartiene. Lì vi è anche la Valhalla, la sala degli eletti. I suoi pilastri sono aste di lancia; le tegole del tetto sono sostituite dagli scudi; le panche sono cosparse di corazze; un lupo impiccato pende alla porta occidentale e davanti all’ingresso si estende un bosco, i cui alberi hanno foglie d’oro, dove sono le valchirie, che Odino manderà sul campo di battaglia per indicare ai guerrieri la vittoria o imporre loro il segno della morte.
Odino è il più potente tra gli dèi, temibile anche perché fine conoscitore delle arti magiche e delle rune, mutevole nella forma, funesto e tremendo agli occhi dei nemici, ma bello, nobile di aspetto e piacevole nella conversazione per gli amici e i suoi prediletti. Sappiamo che il suo culto era particolarmente diffuso tra i guerrieri, che speravano di trovare una morte degna di onore sul campo di battaglia così da meritare di essere acconti nella Valhalla e divenire einherjar. Accompagnati dalle valchirie, si sarebbero dissetati con birra e idromele e saziati delle carni del maiale Sæhrímnir, magicamente integre ogni mattina. Odino sarebbe stato con loro nella sala, dando il cibo, per lui inutile, ai suoi lupi, Geri e Freki, osservando tutto e tutti, mentre i corvi Huginn e Muninn di ritorno dal loro giro per il mondo, gli avrebbero sussurrato all’orecchio quanto visto.
Il compito dei guerrieri prescelti era quello di addestrarsi per un grande scontro finale. Ogni giorno avrebbero dovuto destarsi al canto del gallo per recarsi all’aperto e affrontarsi in combattimenti all’ultimo sangue, ma magicamente di nuovo in vita al momento del pasto, sarebbero tornati nella grande sala a bere e banchettare. Ogni giorno, fino a quando sarebbero usciti un’ultima volta con Odino per affrontare il Ragnarǫk.
